L'America di Trump: Fratture e Fedeltà

La complessità del sostegno a Donald Trump e del panorama politico americano moderno trova radici in dinamiche sociali, economiche e culturali. Nonostante i numerosi scandali e le accuse gravi che lo hanno visto protagonista – tra cui tentativi di rovesciare il risultato elettorale, due impeachment e una condanna per crimini gravi – l'ex presidente mantiene una solida base elettorale. Le sue affermazioni controverse, come quelle sui migranti messicani, e la sua capacità di sopravvivere a scandali che avrebbero affondato altri politici, evidenziano una resilienza notevole.

La polarizzazione politica è uno degli elementi chiave. La divisione tra repubblicani e democratici è così radicata che quasi il 90% degli elettori è fortemente fedele al proprio partito, senza considerare seriamente l’opzione di votare per l'altro. Questa polarizzazione si è intensificata nel tempo, alimentata dall'antipatia attiva verso il partito opposto. Fino agli anni '80, le notizie televisive erano più omogenee e regolamentate dalla Fairness Doctrine, che obbligava a presentare una visione equilibrata degli eventi. La sua abolizione sotto Ronald Reagan nel 1987 ha aperto la strada a telegiornali più partigiani, come Fox News, che hanno contribuito alla creazione di bolle informative, in cui le persone scelgono fonti di notizie che confermano le proprie convinzioni, piuttosto che metterle in discussione.

Il cambiamento socio-economico ha influito profondamente sul comportamento elettorale. La delocalizzazione produttiva e la deindustrializzazione hanno colpito la classe operaia americana, creando un serbatoio di frustrazione, soprattutto tra gli uomini non laureati. Mentre la partecipazione sindacale è diminuita dal 30% a circa il 10% della forza lavoro, molti lavori stabili e ben retribuiti sono scomparsi. In questo contesto, il divario di reddito è aumentato drasticamente: tra il 1980 e il 2016, il reddito medio dei lavoratori senza istruzione universitaria è sceso, mentre quello dell'1% più ricco è aumentato di oltre il 138%.

Le politiche dei partiti hanno contribuito a questi cambiamenti. I repubblicani, da Reagan in poi, hanno spinto per politiche che favorivano i ricchi e indebolivano i sindacati, mentre i democratici, nonostante il loro tradizionale sostegno ai lavoratori, hanno talvolta aggravato la situazione. L'esempio emblematico è il NAFTA, firmato dal democratico Bill Clinton, che ha portato a una perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero, nonostante l'aumento complessivo del commercio. Inoltre, la crescente attenzione del Partito Democratico per i diritti delle minoranze e delle donne ha spinto parte della classe operaia bianca a sentirsi tradita e non rappresentata.

L’economia sotto Trump ha avuto alti e bassi. Sebbene il tasso di disoccupazione sia diminuito durante il suo mandato, le sue politiche fiscali hanno favorito principalmente i ricchi. L’amministrazione Biden, invece, ha ereditato un'economia indebolita dalla pandemia ma ha implementato misure per stabilizzarla, evitando la recessione e creando nuovi posti di lavoro.

Infine, il supporto duraturo di Trump può essere visto come il risultato di anni di retorica estrema e di una comunicazione aggressiva che ha trasformato le percezioni della realtà tra i suoi sostenitori. Le divisioni tra le “tribù” politiche americane riflettono la perdita di fiducia in una narrazione comune e un sistema che sembra avvantaggiare pochi a scapito di molti.

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